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Epifania: “Stanotte ti ho vista… volare!”

   In controtendenza con tutti quei post che prenderanno, più o meno malevolmente, in giro le donne: “Dove hai posteggiato la scopa”, “Stanotte ti ho vista… volare!”, “Perché mi hai portato carbone?” ecc. parleremo di apparizioni di divinità.

            Epiphàneia, infatti, viene dal verbo greco epiphànein, composto di epì “dall’alto” e phànein “apparire”, e propriamente significa la manifestazione della divinità. Nasce quindi già con un significato religioso, per quanto pagano. In particolare, in Grecia, l’epifania  era le feste dedicate a una particolare divinità, che durante queste celebrazioni si manifestava. La manifestazione degli dei, per quanto vibrante e sentita presente era segreta, intima. Le divinità si palesavano nel naos, il cuore segreto e inaccessibile del tempio.

            Dopo che il Cristianesimo si affermò sulle religioni pagane, installò molte delle proprie feste sulle loro precedenti liturgie, in modo da scalzarle definitivamente. Delle molte epifanie, così, ne rimase solo una: quella di Cristo. La festa si assestò definitivamente durante il IV secolo: questa celebrazione, che ricorre il 6 gennaio, viene chiamata ‘Epifania’ perché ricorda la prima manifestazione pubblica di Cristo, con l’omaggio che gli fu reso dai Re Magi – figure che nel canone della Chiesa sono decisamente evanescenti, anche se la tradizione le ha poi molto arricchite.

            L’epifania può essere altro, e può svincolarsi da un significato strettamente religioso (anche se resta colorato di spiritualità). L’epifania passa ad essere una generica rivelazione. Si tratta di un significato reso celebre da Joyce nella sua raccolta di racconti Dubliners (in italiano tradotto come “Gente di Dublino”): in questi, capita che un’esperienza, una situazione o l’osservazione di un particolare porti un personaggio a una profonda riconsiderazione di sé e della sua vita. Una realizzazione improvvisa, tanto intima quanto sconvolgente. Così la notizia di una malattia diventa un’epifania che ci fa capire che cosa vogliamo fare, chi vogliamo essere; abbiamo un’epifania sulle ragioni del comportamento di un’altra persona vivendo le sue stesse esperienze; la meraviglia dipinta sul volto del turista ci travolge con un’epifania su quella bellezza di casa nostra che vediamo ogni giorno e non notiamo. Quindi è una sorta di illuminazione, qualcosa che (come ci ricorda l’etimo) ci appare dall’alto. Mica male, eh? Non sarà una manifestazione divina, ma ci assomiglia.

            …e la Befana? Epifania-Befana. “Befana” altro non è che una storpiatura di ‘Epifania’: come ‘Epifania’ descrive la festa del 6 gennaio, ma in più, per le vie misteriose di una tradizione lontana, anche la vecchia che vien di notte e porta dolci e doni.

            Quindi le donne che sono arrivate in fondo a questo pezzo si possono vantare di non essere befane ma dee!

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