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Il tema dei fratelli nella mitologia

Il tema dei fratelli nella mitologia

Nella Genesi la storia dell’omicidio di Abele è una tappa della progressiva decadenza e divisione dell’umanità, dall’unità iniziale (la prima coppia: Adamo ed Eva, i genitori di Caino e Abele; la prima famiglia) alla dispersione dei popoli, avvenuta presso la torre di Babele (Genesi 11). La rivalità tra due fratelli all’alba della civiltà ha molti paralleli nelle mitologie antiche: ricordiamo Osiride e Seth nella religione egizia o Romolo e Remo nella storia della fondazione di Roma. È inoltre un tema comune nelle storie dell’Antico Testamento: sono rivali, per esempio, Giacobbe ed Esaù (Genesi 27), o Giuseppe e i suoi fratelli (Genesi 37).

Nei Vangeli Abele è presentato come il primo uomo giusto perseguitato e ucciso dalla cattiveria umana (Matteo 23,35) e i Padri della Chiesa videro in lui una prefigurazione di Gesù, che è al tempo stesso sacerdote e vittima, come pure dei martiri cristiani. Caino è, al contrario, un modello di malvagità (Lettera di Giuda 11).

Caino e Abele

La storia di Caino e Abele è narrata nella Bibbia, nel quarto capitolo della Genesi. Il nome Caino è fatto derivare dal verbo qanah (che significa “acquistare” un figlio) ma, poiché i discendenti di Caino sono tutti artigiani e inventori, è più probabile che si colleghi al termine semitico che significa “fabbro”. Abele vuol dire “vapore, nulla” e pare indicare che egli è destinato a morire. La vicenda di Caino, che uccide il fratello Abele per invidia, segna l’inizio di una progressiva decadenza dell’umanità

Nel racconto della Bibbia Caino e Abele sono i primi due figli nati da Adamo ed Eva dopo la cacciata dal giardino dell’Eden. Caino pratica l’agricoltura e Abele la pastorizia: entrambi offrono a Dio in sacrificio i prodotti del loro lavoro, ma solo le offerte di Abele vengono accettate. La preferenza accordata da Dio ad Abele suscita la gelosia e l’ira di Caino, che porta Abele nei campi e lo uccide. Dio scopre il delitto di Caino e lo maledice, scacciandolo dalla terra che ha macchiato del sangue di suo fratello, ma ponendo su di lui ‘un segno’ che lo protegga dalla vendetta. In seguito Caino si sposerà, avrà un figlio e fonderà la prima città: tra i suoi discendenti (Genesi 4,17-24) vi saranno l’inventore della musica (Iubal) e l’inventore della lavorazione dei metalli (Tubalcain).

Il punto più oscuro della vicenda di Caino e Abele è per quale motivo Dio preferisca Abele e come l’abbia fatto capire. I Padri della Chiesa e parte della tradizione ebraica antica dicono che Dio mandò un fuoco dal cielo per consumare le offerte di Abele (come avviene anche in 1 Re 18). Nella traduzione greca del verso 7 nel quarto capitolo della Genesi, un verso assai difficile da capire nell’originale ebraico, la colpa di Caino sembra essere quella di aver diviso ingiustamente i beni da sacrificare, dando a Dio la parte peggiore dei frutti della terra (facendo cioè un inganno simile a quello di Prometeo). La tradizione ebraica e cristiana dice, inoltre, che Caino era avido e vizioso, mentre Abele era giusto e virtuoso; ma nel testo biblico non si dice nulla in proposito e i due fratelli sono caratterizzati solo dai loro mestieri. Caino rappresenta la vita agricola e sedentaria e Abele la pastorizia, che nel Vicino Oriente antico era l’attività tipica dei seminomadi.

Fonte: https://www.italialibri.net/autori/pirandellol.html

Leggenda di Romolo e Remo

Le tradizioni romane hanno adornato la storia della città con varie leggende, per lo più narrate da Tito Livio nel primo libro della sua Storia di Roma.

La fondazione di Roma

Narra la leggenda che Ascanio, figlio dell’eroe traiano Enea (discendente di Venere e del mortale Anchise), fondò la città d’Alba Longa sulla riva destra del Tevere. Qui regnarono molti dei suoi discendenti, fino a quando raggiunsero il potere Numitore e suo fratello Amulio. Quest’ultimo si appropriò del trono e costrinse l’unica figlia del fratello, Rea Silvia, a diventare vestale e a far quindi voto di castità, in modo da non poter procreare, evitando di generare pretendenti alla corona.

 

Marte, il dio della guerra, si invaghì della fanciulla e dopo averla posseduta la rese madre di due gemelli, Romolo e Remo. Amulio ordinò ai suoi soldati di uccidere i due bambini, ma questi per pietà li risparmiarono e li abbandonarono in una cesta lungo il Tevere.

Una lupa, attirata dai vagiti dei due bambini, li raggiunse e li allattò nella sua tana del monte Palatino, fino a quando furono trovati da un pastore che insieme a sua moglie li adottò. Ormai adulti, i gemelli uccisero Amulio e riconsegnarono il potere d’Alba Longa al nonno Numitore e, come colonia di quest’ultima, fondarono una città nei pressi della riva destra del Tevere, nel luogo in cui erano stati allattati dalla lupa.

Si ipotizza che la lupa che allattò Romolo e Remo fu, in realtà, la loro madre adottiva. Il termine lupa era infatti utilizzato per indicare con disprezzo le prostitute.

La leggenda racconta, inoltre, di come Romolo uccise Remo. Vicino alla foce del fiume vi erano sette colli, chiamati Aventino, Celio, Capitolino, Esquilino, Palatino, Quirinale e Viminale. Romolo e Remo non giungevano a un accordo sulla scelta del luogo di fondazione della loro città e lasciarono decidere al fato, osservando, secondo il metodo etrusco, il volo degli uccelli. Romolo ne vide dodici sul Palatino, mentre Remo solo sei su un’altra collina. Per delimitare la nuova città, Romolo tracciò un perimetro con l’aratro nell’area del monte Palatino e giurò che avrebbe ucciso chiunque avesse cercato di superare il confine. Remo disubbidì all’ordine di Romolo e attraversò con disprezzo la linea tracciata dal fratello. Fu così che Romolo lo uccise, diventando il primo e unico re di Roma. Ciò avvenne nel 754 a.C., secondo quanto riferito dalla storiografia antica.

L’ipotesi dell’origine greca

Avendo i suoi fondatori un’origine troiana, secondo alcune fonti classiche è corretto ipotizzare una fondazione della città collegata al mondo greco. Questa leggenda presenta Enea (principe di Troia), divenuto re dopo aver sposato la figlia del re latino, come progenitore di Romolo e Remo.

Quest’interpretazione della storia della città la troviamo non solo in fonti greche ma anche in testi latini, che gli attribuivano un’origine arcaica, secondo il mito di Evandro e di Odisseo e Ulisse. In tal modo, la storiografia greca cercò di conferire una genesi divina alla fondazione di Roma.

L’idea di un’origine greca fu acquisita dalla storiografia romana a partire dal III secolo a.C., per giustificare gli interventi autoritari di Roma nel sud della penisola italica e la sua politica d’aggressione verso Cartagine. La presenza di elementi greci nella storia di Roma assunse un significato politico e diplomatico, come afferma parte della storiografia moderna.

 

D’altro canto, è difficile prendere in considerazione l’origine troiana di Roma, sopratutto se confrontiamo la data di fondazione di Troia (1200 a.C.) con i resti archeologici del Septimontium, simili a quelli di altri insediamenti dell’età del bronzo.

(Fonte: https://www.scopriroma.com/leggenda-romolo-remo)

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