Maria Messina
Scrittrice italiana (Palermo 1887 – Pistoia 1944). Nacque da Gaetano, maestro elementare e poi ispettore scolastico, e da Gaetana Valenza Trajna, di nobile e decaduta famiglia di Prizzi. Un matrimonio combinato e i dissapori tra i genitori segnarono la sua vita. «Non sono mai andata a scuola – scrisse a Verga nel 1909 –, i miei maestri sono stati mia madre quand’ero piccola e il mio unico e amato fratello sino a pochi anni fa». Non si sposò. Di salute cagionevole seguì la famiglia vivendo, come ella stessa più volte scrisse nella sua corrispondenza, in assoluta solitudine. Iniziò a scrivere a vent’anni, quando le fu diagnosticata la sclerosi multipla. Pubblicò a Palermo, presso Sandron, le prime raccolte di novelle, Pettini-fini (1909) e Piccoli gorghi (1911), con cui iniziò a essere conosciuta dal grande pubblico. All’età di 22 anni cominciò una fitta corrispondenza con G. Verga, e continuò a pubblicare racconti: la novella Luciuzza uscì nel 1914 in «Nuova Antologia», La Mèrica fu pubblicata nel 1912 su «La Donna» e vinse il premio Medaglia d’Oro. Nel 1917 uscì il romanzo per l’infanzia Cenerella, cui fecero seguito la raccolta di racconti Le briciole del destino (1918), i tre primi romanzi per adulti Alla deriva (1920), Primavera senza sole (1920), La casa nel vicolo (1921); poi le fiabe I figli dell’uomo sapiente (1915), Il galletto rosso e blu (1921), gli scritti Ragazze siciliane (1921), Il guinzaglio (1921), Personcine (1921), I racconti dell’Avemmaria (1922), Il giardino dei Grigoli (1922), Un fiore che non fiorὶ (1923), Le pause della vita (1926). L’ultima opera per l’infanzia fu Storia di buoni zoccoli e di cattive scarpe (1926), l’ultimo romanzo L’amore negato (1928). Si spense il 19 gennaio 1944 e fu sepolta nel cimitero della Misericordia Addolorata di Pistoia. La sua produzione letteraria si inserì subito nel filone verista, e non poco influsso ebbe su di lei la corposa e costante corrispondenza con Verga; poi la sua prosa evolse lasciando alle spalle i luoghi delle campagne siciliane e addentrandosi nel suo mondo piccolo borghese, le donne divennero le protagoniste, i loro drammi di natura psicologico-esistenziale, approdando nella temperie culturale del decadentismo.
(Fonte: https://www.treccani.it/enciclopedia/maria-messina/)