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Don Emanuele Samaritano, perché…

Perché dedicare un incontro a Padre Samaritano? Perché fa parte del nostro patrimonio culturale? Basterebbe solo questo, ma c’è tanto altro. È un uomo che ha lottato, che si impegnato e che ci ha donato un lascito importante. Esserne all’altezza è il nostro arduo compito.

Padre Samaritano, l’ho potuto constatare parlando con tanti dei suoi “ragazzi”, con la sua opera ha inciso profondamente sulla crescita spirituale e culturale di intere generazioni; però, a mio sommesso parere, l’azione più importante esercitata da Don Emanuele è stata quella sulla crescita umana dei suoi giovani, che una volta diventati uomini ne portano nel cuore e nella mente tutti i principi. La lealtà, la fratellanza il rispetto e l’amicizia sono diventati i loro punti cardinali. Li potete incontrare ogni giorno davanti al circolo “Alcamisi”, dopo avere assistito alla messa, stanno lì a chiacchierare, ancora a immaginare un futuro migliore e a ricordare un passato felice. Non c’è un giorno che nelle loro chiacchierate non faccia capolino la saggezza e la profondità di Don Emanuele Samaritano.

La sua azione spirituale, partendo dalla sua piccola chiesa di Gesù e Maria, si è irradiata a tutta la Comunità e, attraverso le sue pubblicazioni, anche alla Comunità della diaspora, a quella degli emigrati che, grazie a “Vita oratoriana”, in tempi in cui i social non esistevano neanche nei pensieri, aveva un contatto continuo con i parenti e il paese, usufruendo della profondità spirituale delle riflessioni affidate a questo piccolo avveniristico giornale.

Emanuele Samaritano fu uomo di cultura raffinato e attento, fine latinista, critico sagace, profondo e ironico. Le chiacchierate con lui sono sempre state molto istruttive, a volte illuminanti. Le cose che mi colpivano di più erano la sete di sapere e la curiosità inesauribile. Scambiavamo libri e idee, ogni tanto bisticciavamo tra battute e risate, imparavo tanto e ridevo tantissimo.

Ha cambiato il volto della sua parrocchia e con essa del paese, donando una nuova chiesa, un moderno oratorio e un “vero” campetto di calcetto ai suoi ragazzi di allora, di oggi e del futuro.

Cosa manca a quest’Uomo per dedicargli una piazza? Non una qualunque ma la piazza del mercato, posta al centro tra la chiesa storica di Gesù e Maria e quella fatta costruire di Maria Ausiliatrice. Un luogo simbolico quindi, il centro vitale dell’azione di un sacerdote che è stato e continua a essere il cuore della nostra Comunità, una personalità ancora in grado di catalizzare l’attenzione e il ricordo affettuoso dei presenti.

Non sono il primo a esprimere il desiderio di intestargli quella piazza, anzi posso dire di essere l’ultimo. I suoi ragazzi le hanno tentate tutte per riuscire nell’impresa di fargli dedicare la sua piazza d’elezione, quella che ha visto la perenne azione del suo operato. Non so cosa manca o se c’è qualcuno che si oppone, so solo che la sua Comunità lo vuole e una Comunità dovrebbe avere un minimo di possibilità di autodeterminazione.

Il Popolo castelterminese vuole dedicare quella piazza a chi gli ha dedicato la vita e la passione e mi pare cosa buona e giusta.

Vi aspettiamo il 16 agosto, alle 19:30, nella piazza del mercato, spazio antistante Totò Cipolla street food.

Con me ci saranno Nicola Palmeri e Luca Lo Re.

Proietteremo le interviste, alcune immagini di repertorio e… una sorpresa!

 

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