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Di jazz e di un mio amico

Ernesto, Carmelo e gli altri… – Essere menzionato nella prefazione di “Cose di jazz” di Carmelo Sardo assieme ad Ernesto Alaimo, ha risvegliato in me il ricordo di quella che è stata una avventura fantastica (Casteltermini24), fatta di tanta improvvisazione (a proposito di jazz…), sperimentazione e paziente formazione, elargita soprattutto da parte di Ernesto, di un biennio da pionieri, se non da peones, della saggistica web. Spinte e controspinte, saperi ed esperienze condivise, ci hanno permesso di crescere, meglio nel caso di Carmelo, e di migliorare, di confrontarci e a volte scontrarci, tanto che l’imprinting di quella avventura caratterizza ancora profondamente Sikelia, filtrato però dalla sapienza del Mallia e del suo: “noi siamo per la circolazione delle idee e non per il copyright”.Sikelia si è arricchita di altri preziosi tasselli: Francesco Spicola ed Emmanuele D’Urso, provenienti da altre esperienze e infine, fortissimamente voluto dal sottoscritto, è arrivato Carmelo Sardo e il suo jazz ma non solo, storia, musica popolare, politica e altro ancora, sempre con la sua discrezione e sempre con la sua intermittenza, che crea attesa e fa apprezzare di più le “cose”, come di regalo atteso che arriva quando non ci speravi più, trasformando in sorpresa l’attesa…Cose di Carmelo e di jazz – …che poi si finisca per scrivere per “l’Avanti” oppure di jazz per l’importante magazine “Tracce di jazz”, è un’altra storia, più recente e importante.In “Cose di jazz e di un suo scribacchino” Carmelo Sardo ha raccolto una parte di ciò che ha scritto per “Tracce di jazz” e il saggio “Gigi Sanfilippo, il jazz di Duke a Casteltermini”, pubblicato dal nostro blog. Già dal titolo si coglie molto dell’essenza, del contenuto del libro e del carattere dell’autore. Si coglie la modestia e l’autoironia nel chiamare “Cose” (nome mutuato per sua stessa ammissione da Giovanni Mazzarino) i pregevoli saggi e di definire se stesso “scribacchino”. Questo è Carmelo Sardo, un saggista che ha superato la fase “pioneristica” e si è messo a produrre con grande qualità, “nella diffidenza che lo fece esitare” è apprezzato nel mondo del jazz, nel quale si muove con eleganza e precisione, questa è la sua cifra stilistica.

Tamburo e gli altri – I saggi scritti da Carmelo hanno la gradevole caratteristica di non essere solo “Cose di Jazz”, da questi vengono fuori storie di uomini e immagini dei tempi, tanto che il jazz quasi diventa solo un pretesto per raccontare. Grazie a questo abbiamo conosciuto la tragica fine di “Tamburo”, ma anche la Bologna de “La Strada del Jazz”, la passione di Pupi Avati per il ritmo sincopato e l’improvvisazione; abbiamo sorriso alla riottosità di Veltroni e alla incalzante, paziente ed educata intervista di Carmelo; il rivoluzionario Aldo Sinesio e una frase in dialetto: “Chissu di Archie Shepp mi parica”, dove in ogni parola risuonano memorabili arcani siciliani; Jerre Mangione e la sua fantastica “Mount Allegro”, le notturne riflessioni filosofiche della zio Nino e l’incrollabile fede dello zio Stefano che, alla vigilia di un vitale appuntamento elettorale,  così sentenziava: “Che differenza fa, chi vince le elezioni? […] qualsiasi cosa succeda alla Sicilia dipenderà dalla volontà di Dio e da nessun altro”. Tutte le persone narrate da Carmelo nei suoi saggi sembrano un specchio dell’autore stesso, in esse si coglie un’energia ribelle che è propria del carattere e, di conseguenza, della scrittura Carmelo.Gigi Sanfilippo – Pubblicato per Sikelia, che orgoglio scrivere così…  “Gigi Sanfilippo, il jazz di Duke a Casteltermini” ha alle spalle una felice intuizione prima e poi una meticolosa ricerca.Ogni tanto si alza un vento bizzarro, come quello che da Tindari “assale” Salvatore Quasimodo, che trascina le parole e le porta fino alla lontana provincia di Modena e dalle terre di Maranello ritornano in forma di autenticità. Come quella che vede protagonista in “nostro” Luigi “Gigi” Sanfilippo, a questo punto lieve e intrigante è il racconto: “Con un piccolo esercizio di fantasia possiamo collocarlo Gigi nel contesto della Casteltermini degli anni Cinquanta; osservarlo mentre da perfetto dandy del tempo dai capelli impomatati fuma una sigaretta marca serraglio col bocchino…

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