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“Testimoni sepolti” – una riflessione di Tamara Pia Bongiovanni

Caro professore Rondelli, soltanto ieri ho terminato di leggere il suo romanzo storico- sociale “Testimoni sepolti”. Un titolo forte, che subito ci suggerisce cosa è successo quel 4 luglio 1916 nella famosa miniera di Cozzo Disi a Casteltermini, o meglio dire a Calarmena, battezzata così nel suo libro come la Vigata di Camilleri; un’esplosione in una miniera costa la vita a novanta operai, anzi ottantanove perché Vincenzino sopravvive ben tredici giorni sepolto vivo, grazie alla sua tenacia ma soprattutto l’amore per la sua adorata Annuzza. Il protagonista, il giornalista Ruggero De Robertis, un “Montalbano” palermitano arrivato a Calarmena grazie al suo storico amico Paolo Lo Groi, è in cerca di scoop per il suo giornale ma soprattutto assetato di giustizia. È il suo spirito che ci deve ricordare di non arrenderci mai di fronte ai soprusi e tacere ma cercare di combattere per un mondo giusto.

Durante la lettura, mi sono immersa all’interno del libro, catapultata nella Casteltermini di quell’epoca, immaginandomi di passeggiare nella nostra bellissima piazza, ma riflettendo soprattutto a quante cose sono cambiate dall’ora. Ho trovato la narrazione che descrive i minatori che lavorano in miniera in quei posti stretti e bui sotto le viscere della terra, molto realistica tanto che solo all’idea mi sentivo soffocare; nonostante la miniera era una risorsa da sfruttare (poiché dava lavoro) era la miniera a sfruttare gli uomini. All’interno del romanzo vengono trattati diversi temi: la miseria di quei tempi, le pessime condizioni di lavoro, lo sfruttamento minorile, l’ingiustizia, la corruzione, i matrimoni combinati non sempre sono felici, la bontà di un parroco semplice che si contrappone all’appariscente sfarzo del potere vescovile, l’avidità di potere che porta odio e morte pure tra fratelli.

Il capitolo della mosca è uno dei miei preferiti, perché dà un senso e una svolta alla narrazione, nonostante la disperazione c’è speranza. Un’altra parte che mi è molto piaciuta, è quella del prete che consiglia alla parrocchiana, che per non litigare con il marito, doveva tenere l’acqua in bocca per il più tempo possibile ed i suoi problemi sarebbero diminuiti, ed è stato così; infatti se al posto di alimentare il fuoco possiamo essere acqua ci sarebbero meno litigi. Il romanzo mi ha fatto ricordare Rosso Malpelo e Ciaula scopre la luna. Ho apprezzato molto la fusione tra vero e fantastico, ma secondo me anche l’uso di vocaboli dialettali danno un certo tocco al libro.

Per ultimo e non per importanza, credo che questo libro debba farci riflettere molto sul fatto di NON DIMENTICARE ciò che è accaduto in passato, perché per quanto ci possa sembrare un argomento al quanto remoto purtroppo è ancora attuale. Ma noi dobbiamo fare in modo che non accada più, e per far sì bisogna dare uno sguardo al passato per migliorare il nostro presente e lasciare un futuro sicuro.

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